Senza punti di riferimento

Vi siete mai chieste se tolgono tutti i punti di riferimento quali sarebbero le vostre reazioni? Come potreste riuscire a cavarvela? Sareste in grado di trovare la strada di casa, della vostra vita? Questo ed altro racconta Miriam Ballerini nel suo nuovo romanzo Come impronte nella neve, pubblicato dalla casa editrice Kimerik. Un libro che ci fa viaggiare dentro noi stesse, nel mondo delle donne, ci fa scoprire dove possiamo arrivare e dove fermarci. Tratta un argomento attualissimo e delicato come quello del femminicidio, cosa si può evitare e cosa no? Da non perdere assolutamente.
Il suo nuovo romanzo è un libro importante, che lascia il segno. Ci racconti di cosa parla per chi ancora non l’ha letto. Questo romanzo, essenzialmente, parla del rispetto che ognuno di noi deve a se stesso, agli altri e all’ambiente che lo circonda. Per condurre il lettore su questa strada ho creato la protagonista, Zeljka, la quale si trova a doversi ricostruire. Reduce da un matrimonio fallito, senza lavoro, si trova come in un campo innevato: dove tutti i segnali sono scomparsi e non si sa quale strada prendere. L’amico Lorenzo le propone di prendersi cura del suo casale, “la tana”, dove già vi lavorano Jacopo ed Elia. Intanto le chiede di prendersi cura di sua nipote Claudia, un’adolescente che, in un modo diverso, ha anch’essa smarrito la strada. Vi sarà l’escalation dell’ex marito di Zeljka che lo porterà ad avvicinarsi in modo assai pericoloso al femminicidio di sua moglie, ma, ho scritto questo libro anche per dimostrare che non sempre deve finire così, che esistono delle soluzioni. Inoltre, scrivendo io per gli “ultimi” ho voluto inserire degli animali che spesso la gente non ama, ma che, proprio come noi, hanno la propria ragione di vita.
Cos’è l’essere e cos’è l’avere? Una delle domande che mi sono posta scrivendo il libro è: cosa serve all’essere umano per essere felice? Per far questo ho tolto tutto il superfluo: gli oggetti, la ricchezza, le cose effimere. Ho circondato i personaggi dell’essenziale: l’amicizia, l’amore, i sentimenti, le necessità a lasciarsi andare. A ridere, a piangere. Ma, soprattutto, ho voluto far emergere il rispetto. Gli oggetti ci rendono una felicità fugace; fanno piacere, a volte possono essere utili. Eppure, le persone più felici sono quelle che hanno una ragione di vita, che possiedono dei valori.
Per lei essere donna, in questi anni, è difficile? Personalmente non ho mai avuto difficoltà perché donna. Qualche malessere lo provo quando sento delle frasi infelici da parte di alcuni uomini che parlano per stereotipi, quelle non possono farmi di certo piacere; ma conosco il valore delle donne, così come quello degli uomini. Abbiamo un modo diverso di sentire, tutto qui. Trovo assurdo che si debba parlarne per far comprendere che ci si debba rispettare a vicenda, ma molte storie, del passato e dei giorni nostri, ci fanno comprendere che ancora ce n’è di strada da fare perché tutte le donne sia rispettate. La violenza non è aumentata, semplicemente oggi se ne parla, si denuncia, mentre spesso, la cosa avveniva fra le quattro mura domestiche e doveva lì rimanere.
Potendo scegliere, rinascerebbe donna? Perché no?! Non ho mai avuto modo di pentirmene. Ho sempre ricevuto il riguardo dovuto, sia dalla mia famiglia, da mio marito e dagli amici. Ed essere donna, nel mio lavoro, mi dona quel pizzico di sensibilità in più che fa la differenza!
Com’è nata l’idea per Come impronte nella neve? Questo romanzo lo scrissi per la prima volta quando avevo sedici anni. Non è molto diverso dal risultato ottenuto ora. Mentre lo scrivevo mi sono trovata a leggere il libro “Una donna” di Sibilla Aleràmo, dove racconta delle vessazioni subite dal marito. Ho perciò aggiunto questo ingrediente, mostrando cosa accade all’uomo, all’escalation di violenza di cui viene fatto preda.
Quanto tempo ha impiegato a scriverlo? Questo libro ha avuto qualche difficoltà a vedere la luce, perché più volte l’ho ripreso e ho dovuto lasciarlo. L’ultima volta quando un altro editore mi ha contattata per scrivere quello che è diventato il mio settimo romanzo, questo è l’ottavo, avendo per mano una storia vera. Da quando sono riuscita a rimettermi seriamente a scriverlo… diciamo otto mesi.
Sta germinando in lei già l’idea per un prossimo libro? Le idee non mancano, ho tre romanzi che mi frullano per la testa, ma per scaramanzia, non ne parlo mai prima che questi diventino effettivamente delle nuove avventure!